lunedì 24 ottobre 2011

La manovra giusta

In questi giorni si discute accesamente, oltre che sulla imprescindibile necessità di ridurre gli sprechi nella spesa pubblica, su quale sia la manovra più equa ed efficace per rilanciare l'economia e reperire rapidamente le risorse necessarie a risolvere la crisi finanziaria che attanaglia l’Italia.

Credo che la maggior parte degli italiani sarebbe favorevole a introdurre una nuova imposta capace di colpire gli evasori fiscali, i collusi con l’evasione fiscale e le attività illegali come la droga e la prostituzione e che sia al tempo stesso in ampia misura evitabile dai cittadini onesti.  Una chimera? No, una possibilità concreta: una tassa sul ritiro del contante (sia allo sportello che al Bancomat) e una identica trattenuta alla fonte sugli stipendi e le pensioni riscossi in contanti (per esempio pari al 3% dell’ammontare prelevato).

Chi non potrebbe in alcun modo evitare questa tassa? Certamente questa tassa non potrebbe essere evitata dai cittadini (quanto meno dipendenti e pensionati) che pagano in nero l’affitto, le collaboratrici domestiche, gli artigiani, i professionisti o i commercianti e/o acquistano beni o servizi illegali come la droga.  Dunque, tutti i pagamenti illegali o effettuati verso evasori fiscali da parte della maggioranza degli italiani sarebbero inevitabilmente tassati il 3% alla fonte.  Il che creerebbe un primo allineamento degli interessi tra lo Stato e la stragrande maggioranza di chi acquista beni e servizi.

Chi invece potrebbe evitare di pagare la tassa sui prelievi?  Chi si fa pagare lo stipendio o la pensione su conto corrente, paga il padrone di casa o il mutuo con bonifico, fa la spesa e la benzina col bancomat, paga l’imbianchino con assegno e il professionista e il ristoratore con la carta di credito.  Con un piccolissimo sforzo il cittadino onesto può sicuramente ridurre l’uso del contante a 200-300 euro al mese, sostenendo dunque una tassa di 6-9 euro, ovvero di gran lunga meno di quanto pagherebbe con un ulteriore aumento di un punto percentuale di IVA.  Per evitare di danneggiare i più anziani si potrà studiare per questi una forma di esenzione.

Per le imprese sarebbe la stessa cosa: chi paga i propri fornitori con bonifici, assegni o moneta elettronica potrebbe facilmente azzerare la tassa, chi per qualche motivo vuole per forza pagare in contanti i fornitori sarebbe costretto o a trattenere in cassa i pochi contanti che riceverà dai propri clienti o a sostenere la tassa del 3%.  Per evitare che i commercianti debbano ingiustamente sostenere il costo delle commissioni bancarie relative ai pagamenti ricevuti con moneta elettronica sarebbe necessario retrocedere questo costo alla collettività, rendendo queste spese largamente detraibili.  Va da sé che lo Stato dovrebbe sedersi al tavolo con le banche e negoziare commissioni ragionevoli.

Cosa è verosimile attendersi dall’introduzione di questa tassa?  A questo livello di tassazione (3%) i primi a emergere sarebbero i commercianti disonesti.  I cittadini (almeno tutti i dipendenti e pensionati) ridurrebbero velocemente la propensione all’utilizzo del contante, si doterebbero di strumenti di pagamento elettronico e cercherebbero di pagare con bonifici, assegni e carte la maggior parte dei propri acquisti.  I commercianti che non volessero dotarsi di POS o accettare piccoli pagamenti con moneta elettronica verrebbero inevitabilmente puniti dalla maggior parte dei consumatori.  La tassazione al 3% sul prelievo di contante causerebbe dunque (1) l’emersione di buona parte del nero fatto dai commercianti (che si unirebbero a dipendenti e pensionati come categoria a bassa evasione), (2) la modernizzazione del sistema di pagamenti nel settore del commercio e (3) la familiarizzazione di quasi tutta la popolazione con i sistemi di pagamento diversi dal contante. 

Non appena gli italiani saranno completamente a loro agio con bonifici, assegni, bancomat e carte di credito e il mondo del commercio si sarà dotato di sistemi moderni per ricevere in modo rapido e efficiente grandi e piccoli pagamenti, sarà socialmente accettabile innalzare la tassa sul prelievo a un livello tale (10-15%) da costringere anche gli evasori facenti parte delle altre categorie (artigiani, professionisti, proprietari di immobili in locazione, ecc.) ad emergere. Le attività illegali invece dovranno necessariamente rimanere sommerse e in sostanza i relativi beni e servizi saranno soggetti a una sorta di IVA al 10-15%.

Stabilire l’esatto gettito che verrebbe incassato dallo Stato con questa nuova tassa non è cosa semplice, perché la base imponibile (ovvero l’ammontare complessivo prelevato che attualmente è di circa 300-400 miliardi di euro all’anno) muterebbe con l’introduzione della tassa stessa.  E’ assolutamente certo però che lo Stato, da subito, beneficerebbe di entrate addizionali molto significative costituite oltre che dal gettito generato dalla tassa sul prelievo anche e soprattutto dall’aumento del gettito relativo ad altre tasse provocato dall’emersione del nero (tra IVA, IRAP, IRES e IRPEF non è inverosimile pensare ad un extra gettito di molte decine di miliardi di euro).  Trasferendo questo gettito ricevuto dagli evasori (che hanno un’alta propensione al risparmio) ai lavoratori onesti (che hanno un’alta propensione a consumare) attraverso un abbassamento dell’IRPEF e alle aziende attraverso una riduzione del costo del lavoro, avremo rilanciato consumi e occupazione, dando una spinta decisiva alla crescita e alla sostenibilità del debito pubblico.

Inoltre, contestualmente all’introduzione della tassa sui prelievi di contante, sarebbe interessante prendere in considerazione l’ipotesi di un condono fiscale a pagamento per incassare un’entrata una tantum da utilizzare per abbattere il debito pubblico.  Gli evasori infatti, sapendo che la tassa sul contante li costringerà a emergere molto velocemente (specie se si annuncia l’intenzione di arrivare in poco tempo fino al 10-15% di tassazione sul contante), per evitare che il fisco faccia accertamenti sugli anni precedenti all’introduzione della tassa sul contante, sarebbero costretti ad aderire al condono, restituendo in pratica parte delle tasse evase negli anni passati.  Da un punto di vista morale si può argomentare che chi in passato ha pagato in nero gli evasori (ovvero la quasi totalità degli italiani, inclusi dipendenti e pensionati che hanno sempre pagato l’IRPEF) ha in sostanza evaso l’IVA (che doveva ricadere su di loro) e dunque il condono, in questo specifico caso, non è una misura irragionevole.

Siamo famosi in tutto il mondo per la nostra creatività (non per niente l’espressione “l’uovo di Colombo” esiste in moltissime lingue) e allora perché non dovremmo essere noi italiani a trovare la chiave semplice e innovativa per uscire dalla crisi e rilanciare la crescita?

7 commenti:

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  2. Complimenti per la perspicace osservazione.

    Trovo questo punto un ottimo contributo al modo in cui si potrebbe davvero riprendere in mano una situazione (Debito Pubblico) lasciata andare nel tempo e sicuramente ora rischiosa e fuori controllo. Sono altresì convinto che solo con una riforma fiscale efficiente e più giusta (nel senso di non essere ulteriormente invasiva per i soliti, che sono poi la maggior parte dei consumatori) si potrà attivare una possibile ripresa che (dato il sistema economico attuale) non può non basarsi sull'aumento dei consumi.

    Sono fermamente convinto, inoltre, che in presenza di pressioni fiscali intorno al 20 (max 25%) si darebbe un forte contributo a chiudere anche le pendenze fiscali in atto e a ridurre quelle future con l'evidente beneficio per la collettività.

    Un cordiale saluto,
    Danilo

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  3. C’è un enorme problema nella tracciabilità di ogni transazione: la dittatura potenziale – e si sa che quanto l’occasione fa l’uomo ladro, fa il governante dittatore – che governo (e ditte) possano sapere da quali dottori si va, quante volte e a che prezzo, piuttosto che tutto il resto, fino a se si comprano le poesie di Brecht invece che quelle di Bondi è estremamente pericoloso. Del resto, finché l’eliminazione del contante non è totale, i rischi di illegalità da parte di chi già vi è dedito non sono molto limitati. Molto meglio evolverlo, il contante, come oggi è immediatamente possibile, in modo che non sia affatto tracciabile il suo uso ma sia impedita assolutamente l’evasione: basta che quello incassato sia spendibile, trasferibile, solo dopo esser stato registrato, come descritto qui http://salviamolitalia.com/lettera-aperta-a-te/lettera-a-enti-ed-entita-con-ufficialita/
    Si evita anche di fare l’interesse della finanza, in particolare di quella legata alle carte di credito (altra bolla in esplosione), senza comunque danneggiare gli interessi dei poteri forti, a parte quelli proprio delinquenziali nostrani, ma con tutti i valori per una campagna e mobilitazione trasversale, valida per chiunque ritenga giusto che la legge debba essere uguale per tutti, abbia un briciolo di intelligenza e dignità e voglia evitare il fallimento nazionale, con quello che, anche a non volerci pensare, comporta per tutti.
    Comodo, concreto, sicuro, conveniente, velocemente fattibile, risolutivo, privo di effetti collaterali negativi, perfino facile e piacevole anche per anziani, disabili, bambini…

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  4. A efraim:
    L'idea di eliminare il contante è un obiettivo di lunghissimo termine, ma ci si arriva tra 50 anni. La tua propostà è interessante ma complessissima da implementare (non tecnologicamente ma socialmente) e legalmente irrealizzabile in Europa. La proposta di tassare i prelievi non è incompatibile con la non tracciabilità: si possono fare prepagate al portatore (se te le perdi possono essere usate da altri come il contante). L'unico accorgimento necessario è applicare la tassa all'emissione sul valore massimo ricaricabile. In sostanza prendo una carta ricaricabile fino a 100 euro e ne pago 3 di tassa. Poi ogni volta che ricarico non vengo ritassato. Ogni transazione è anonima, ma se do le carte fisicamente a qualcuno come surrogato del nero (per pagare in nero) è come se avessi pagato la tassa sul contante.

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  5. A parte che si tratta appunto di evolverlo, il contante, invece che eliminarlo, io lo trovo immediatamente possibile e ho ampie conferme - faccio volontariato e spiegando la cosa ad anziane di 85 anni in media l'hanno tutte compresa e apprezzata in due minuti, per esempio - perché mai ci dovrebbero volere 50 anni?
    Fra l'altro è interessante notare che la prepagata/ricaricabile è proprio lo strumento con cui ho proposto per anni la stessa cosa: basta che essa sia nominale, individuale, meglio ancora se protetta da qualche PIN, PW o sistemi più evoluti, che chi la smarrisce sia esposto a controlli e via discorrendo che il sistema funziona allo stesso modo, senza possibilità di evasione se non quella di offrire beni di consumo in cambio di prestazioni - problema naturalmente limitato e in larga parte superabile nonché già superato dalla moderna normativa e, comunque, identico in caso di tassazione del contante. Peccato che prima non interessasse a nessuno.
    Il motivo per cui oggi propongo i moderni telefoni e sto ricevendo molto ascolto è che la cosa è più comoda, accattivante, appare più innovativa da una parte e, concretamente, che il sistema è molto più veloce ed economico da implementare così, perché non bisogna implementare nessuna rete o infrastruttura.
    Basta questo per rendere impossibile l'evasione; perché tassare il contante a quel punto? Non resterebbe esso un lusso per i delinquenti, dunque una cosa intrinsecamente sospetta?

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  6. Proposta molto interessante e ben circostanziata. io sarei volentieri disposto ad accettare l'introduzione della tassa sul contantte ritirato, anche perchè da anni praticamente TUTTI i miei movimenti di "liquidità" sono fatti in via telematica (stipendio, riscossione affitti, rendimenti finanziari, acquisti sopra i 50 Euro)e sono quindi trasparenti e tassati. Complimenti. Se si potrà dare un contributo all'idea, lo farò volentieri. tra l'altro domenica 13/11/2011 su Corriere una pagina era dedicata a una ipotesi molto simile, a firma della Gabanelli!
    Uberto

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