martedì 8 gennaio 2013

Una misura espansiva a gettito costante


Siamo tutti consapevoli che l’eccessiva pressione fiscale inibisce i consumi e dunque la crescita, ma siamo più o meno tutti altrettanto consapevoli che, finché non avremo ridotto gli sprechi della macchina amministrativa e debellato le ruberie della classe politica (cosa che richiede del tempo), non possiamo permetterci misure che riducano il gettito fiscale.

Bisogna allora pensare in modo non convenzionale e ingegnarsi a trovare una misura che da un lato riduca la pressione fiscale su chi paga le tasse e consuma e dall'altro la aumenti su chi non le paga e/o favorisce l’evasione fiscale di altri.  Come?  La mia proposta è di ridurre l’aliquota ordinaria dell’IVA al 19% per le transazioni regolate con mezzi tracciabili e aumentarla al 23% per quelle regolate in contanti.

Cosa succederebbe dall'entrata in vigore di questa norma? 

Succederebbe poco o nulla nel settore dell’artigianato e dei servizi professionali dove il patto scellerato tra cliente e fornitore, concluso privatamente in casa o studio, (sconto in cambio di contante in nero) continuerebbe a concludersi, ma causerebbe uno stravolgimento nel settore del commercio al dettaglio dove l’evasione fiscale si manifesta attraverso un meccanismo completamente diverso, basato sull'altrettanto scellerato disinteresse del cittadino a richiedere lo scontrino fiscale.  In negozio, infatti, tipicamente il prezzo è lo stesso con o senza scontrino e non vi è quasi mai un accordo esplicito tra compratore e venditore perché il commerciante, che opera in luogo aperto al pubblico e con clienti in larga parte sconosciuti, non può rischiare di avventurarsi in un'illegale proposta esplicita al cliente.

Con un differenziale di aliquota IVA di 4 punti percentuali il cliente avrebbe un forte interesse a presentarsi alla cassa con bancomat, carta prepagata o carta di credito rompendo il meccanismo per il quale il commerciante, vedendosi dare il contante, omette di battere lo scontrino, forte del fatto che il suo cliente molto raramente glielo chiederà.  In poco tempo l’aliquota IVA differenziata indurrebbe l’80% dei consumatori (sicuramente i dipendenti e i pensionati il cui reddito è tassato alla fonte e versato su conti correnti) a dotarsi di bancomat o carte e costringerebbe i commercianti a dotarsi di POS (se non lo facessero con tutta probabilità perderebbero gran parte dei propri clienti costretti a pagare il 4% in più). 

Questa misura farebbe risparmiare a tutti i cittadini disposti a usare mezzi di pagamento alternativi al contante il 2% su buona parte delle proprie spese (rispetto alla situazione attuale con l’IVA al 21%) e ciò genererebbe un po’ di ottimismo, maggiori consumi e di conseguenza crescita.  I cittadini che guadagnano redditi in nero ricevuti in contanti sarebbero invece costretti a spendere il proprio contante pagando l’IVA al 23%, in sostanza sovvenzionando la riduzione dell’IVA applicata ai pagamenti non in contanti fatti da coloro che incassano redditi regolarmente dichiarati. 

L’impatto complessivo sul gettito fiscale non è facilmente quantificabile, ma il buon senso dice che con tutta probabilità l’emersione del sommerso causato da questa misura e i 2 punti di IVA in più applicati alle transazioni regolate in contanti più che compenserebbero la riduzione di 2 punti dell'IVA applicata alle transazioni effettuate con mezzi di pagamento tracciabili. Se così fosse la forchetta potrebbe essere ulteriormente allargata riducendo ulteriormente di 1 o 2 punti percentuali l'aliquota applicata alle transazioni regolate con mezzi di pagamento tracciabili, imprimendo ulteriore spinta ai consumi.

Dovremmo affrontare qualche aspetto tecnico (adeguamento dei software dei registratori di cassa e dei gestionali), psicologico (familiarizzazione dei consumatori con l'utilizzo delle carte e con l’esposizione del doppio prezzo, peraltro già sperimentata nel periodo di passaggio lira/euro), legale (individuazione di una forma giuridicamente solida per differenziare le aliquote IVA), di equità nei confronti dei commercianti (deducibilità delle commissioni bancarie relative ai pagamenti), negoziale (limiti alle commissioni sui pagamenti applicati dalle banche), ma credo valga la pena impegnarsi per risolverli perché questa è una delle poche strade che possiamo percorrere per alimentare i consumi senza toccare il gettito.

domenica 2 settembre 2012

Un'alternativa alla tassa sul ritiro del contante

Dopo aver raccolto apprezzamenti, commenti e critiche sul post sulla tassa sul ritiro di contante, con questo post propongo di ragionare su tre provvedimenti alternativi o complementari:

1) Eliminazione delle banconote di taglio grande (500, 200 e 100 euro).

Come riportato dal sito della BCE, complessivamente in circolazione ci sono banconote per un controvalore di circa 900 miliardi di euro. Ebbene, sempre dal sito della BCE si apprende che su 900 miliardi di euro di controvalore, ben 300 miliardi sono relativi a banconote da 500 euro, 150 miliardi sono in banconote da 100 euro e 50 miliardi sono in banconote da 200 euro.  A cosa serve questa enorme quantità di banconote di taglio grande sconosciute ai normali cittadini? La BCE nel suo sito sostiene che servirebbero "principalmente come riserva di valore", suggerendo dunque che in media ognuna delle 90 milioni di  famiglie dell'area euro terrebbe sotto al materasso circa 5.500 euro in banconote da 500, 200 e 100 euro.  La realtà è che servono principalmente a facilitare l'evasione fiscale, l'esportazione e il rientro di capitali sottratti al fisco e i grandi pagamenti illegali (corruzione, traffici di droga e armi).  Lo hanno ben capito gli americani che hanno come taglio massimo delle banconote i 100 dollari (80 euro circa) sin dal 1969 quando Nixon fece eliminare tutte le banconote di taglio grande per contrastare la criminalità organizzata e lo hanno capito gli inglesi che oggi hanno solo quattro banconote ovvero quelle da 5, 10, 20 e 50 pounds (circa 60 euro) e hanno addirittura vietato l'utilizzo della banconota da 500 euro sul loro territorio perché veniva utilizzata dai criminali britannici per i loro traffici.  Gli svizzeri invece, chissà perché, si tengono stretta la loro banconota da 1.000 franchi.

La proposta è quella che l'Italia richieda e ottenga dai paesi dell'area euro l'accordo a che la BCE ritiri in massimo 6 mesi tutte le banconote di taglio grande per poi annullarle.  Il controvalore verrebbe restituito in banconote da 50 euro o accreditato su un conto corrente.  Le norme antiriciclaggio dovrebbero dare modo di intercettare ingenti improvvisi depositi di contante di dubbia provenienza. 

Questa misura colpirebbe criminali, corrotti, corruttori ed evasori fiscali.

2) Introduzione di un'aliquota IVA differenziata a seconda della modalità di pagamento.
La proposta è di ridurre l'aliquota ordinaria dal 21% al 19% per le transazioni con mezzi di pagamento tracciabili e aumentarla al 23% per le transazioni in contanti e portare l'aliquota ridotta all'8% per le transazioni con mezzi di pagamento tracciabili, lasciandola invariata al 10% per le transazioni in contanti.  I software dei registratori di cassa sono assolutamente in grado di gestire le nuove aliquote e, come abbiamo visto nel periodo di transizione euro-lira, esporre il doppio prezzo non è la fine del mondo.  Quanto alle conseguenze sul gettito, assumendo che il 75% delle transazioni avvenga non in contanti, la riduzione del gettito sarebbe di circa 5 miliardi di euro.  Francamente non posso pensare che in un'Italia dove il 75% delle transazioni dovessero essere effettuate con mezzi di pagamento tracciabili non si registrerebbe una riduzione dell'evasione fiscale di almeno 5 miliardi di euro (circa il 2,5% dell'evasione totale).  Il buon senso dice che il gettito complessivo aumenterebbe di molti miliardi di euro che dovrebbero essere immediatamente restituiti ai cittadini attraverso ulteriori riduzioni della pressione fiscale (in primis riduzione delle aliquote IRPEF). 
Questo provvedimento darebbe una fortissima spinta all'uso dei mezzi di pagamento alternativi al contante, causerebbe l'emersione di buona parte dell'evasione fiscale nel settore del commercio, del turismo e della ristorazione e la drastica riduzione dei crimini collegati al contante (rapine) che rappresentano un costo sociale rilevante.

3) Obbligo per le banche di segnalare i clienti che effettuano prelevamenti di contanti in misura superiore a 12.000 euro l'anno. Questa misura consentirebbe di individuare i cittadini che malgrado la misura relativa all'IVA continuano curiosamente ad utilizzare il contante in quantità rilevanti.  Ciò potrebbe indicare semplicemente un cittadino "affezionato" all'uso del contante (perfettamente legittimo) oppure indicare l'abitudine di acquistare prodotti e servizi illegali (es. droga) o in nero.  La segnalazione dovrebbe contenere l'ammontare ritirato e dare diritto all'agenzia dell'entate a indagare i contribuenti sospetti (onere della prova sul contribuente).

Questa misura comporterebbe un significativo disincentivo ad assecondare le richieste di pagamento in nero di categorie ad altissima evasione (padroni di case in affitto, artigiani, professionisti, collaboratrici domestiche ecc.).

lunedì 24 ottobre 2011

La manovra giusta

In questi giorni si discute accesamente, oltre che sulla imprescindibile necessità di ridurre gli sprechi nella spesa pubblica, su quale sia la manovra più equa ed efficace per rilanciare l'economia e reperire rapidamente le risorse necessarie a risolvere la crisi finanziaria che attanaglia l’Italia.

Credo che la maggior parte degli italiani sarebbe favorevole a introdurre una nuova imposta capace di colpire gli evasori fiscali, i collusi con l’evasione fiscale e le attività illegali come la droga e la prostituzione e che sia al tempo stesso in ampia misura evitabile dai cittadini onesti.  Una chimera? No, una possibilità concreta: una tassa sul ritiro del contante (sia allo sportello che al Bancomat) e una identica trattenuta alla fonte sugli stipendi e le pensioni riscossi in contanti (per esempio pari al 3% dell’ammontare prelevato).

Chi non potrebbe in alcun modo evitare questa tassa? Certamente questa tassa non potrebbe essere evitata dai cittadini (quanto meno dipendenti e pensionati) che pagano in nero l’affitto, le collaboratrici domestiche, gli artigiani, i professionisti o i commercianti e/o acquistano beni o servizi illegali come la droga.  Dunque, tutti i pagamenti illegali o effettuati verso evasori fiscali da parte della maggioranza degli italiani sarebbero inevitabilmente tassati il 3% alla fonte.  Il che creerebbe un primo allineamento degli interessi tra lo Stato e la stragrande maggioranza di chi acquista beni e servizi.

Chi invece potrebbe evitare di pagare la tassa sui prelievi?  Chi si fa pagare lo stipendio o la pensione su conto corrente, paga il padrone di casa o il mutuo con bonifico, fa la spesa e la benzina col bancomat, paga l’imbianchino con assegno e il professionista e il ristoratore con la carta di credito.  Con un piccolissimo sforzo il cittadino onesto può sicuramente ridurre l’uso del contante a 200-300 euro al mese, sostenendo dunque una tassa di 6-9 euro, ovvero di gran lunga meno di quanto pagherebbe con un ulteriore aumento di un punto percentuale di IVA.  Per evitare di danneggiare i più anziani si potrà studiare per questi una forma di esenzione.

Per le imprese sarebbe la stessa cosa: chi paga i propri fornitori con bonifici, assegni o moneta elettronica potrebbe facilmente azzerare la tassa, chi per qualche motivo vuole per forza pagare in contanti i fornitori sarebbe costretto o a trattenere in cassa i pochi contanti che riceverà dai propri clienti o a sostenere la tassa del 3%.  Per evitare che i commercianti debbano ingiustamente sostenere il costo delle commissioni bancarie relative ai pagamenti ricevuti con moneta elettronica sarebbe necessario retrocedere questo costo alla collettività, rendendo queste spese largamente detraibili.  Va da sé che lo Stato dovrebbe sedersi al tavolo con le banche e negoziare commissioni ragionevoli.

Cosa è verosimile attendersi dall’introduzione di questa tassa?  A questo livello di tassazione (3%) i primi a emergere sarebbero i commercianti disonesti.  I cittadini (almeno tutti i dipendenti e pensionati) ridurrebbero velocemente la propensione all’utilizzo del contante, si doterebbero di strumenti di pagamento elettronico e cercherebbero di pagare con bonifici, assegni e carte la maggior parte dei propri acquisti.  I commercianti che non volessero dotarsi di POS o accettare piccoli pagamenti con moneta elettronica verrebbero inevitabilmente puniti dalla maggior parte dei consumatori.  La tassazione al 3% sul prelievo di contante causerebbe dunque (1) l’emersione di buona parte del nero fatto dai commercianti (che si unirebbero a dipendenti e pensionati come categoria a bassa evasione), (2) la modernizzazione del sistema di pagamenti nel settore del commercio e (3) la familiarizzazione di quasi tutta la popolazione con i sistemi di pagamento diversi dal contante. 

Non appena gli italiani saranno completamente a loro agio con bonifici, assegni, bancomat e carte di credito e il mondo del commercio si sarà dotato di sistemi moderni per ricevere in modo rapido e efficiente grandi e piccoli pagamenti, sarà socialmente accettabile innalzare la tassa sul prelievo a un livello tale (10-15%) da costringere anche gli evasori facenti parte delle altre categorie (artigiani, professionisti, proprietari di immobili in locazione, ecc.) ad emergere. Le attività illegali invece dovranno necessariamente rimanere sommerse e in sostanza i relativi beni e servizi saranno soggetti a una sorta di IVA al 10-15%.

Stabilire l’esatto gettito che verrebbe incassato dallo Stato con questa nuova tassa non è cosa semplice, perché la base imponibile (ovvero l’ammontare complessivo prelevato che attualmente è di circa 300-400 miliardi di euro all’anno) muterebbe con l’introduzione della tassa stessa.  E’ assolutamente certo però che lo Stato, da subito, beneficerebbe di entrate addizionali molto significative costituite oltre che dal gettito generato dalla tassa sul prelievo anche e soprattutto dall’aumento del gettito relativo ad altre tasse provocato dall’emersione del nero (tra IVA, IRAP, IRES e IRPEF non è inverosimile pensare ad un extra gettito di molte decine di miliardi di euro).  Trasferendo questo gettito ricevuto dagli evasori (che hanno un’alta propensione al risparmio) ai lavoratori onesti (che hanno un’alta propensione a consumare) attraverso un abbassamento dell’IRPEF e alle aziende attraverso una riduzione del costo del lavoro, avremo rilanciato consumi e occupazione, dando una spinta decisiva alla crescita e alla sostenibilità del debito pubblico.

Inoltre, contestualmente all’introduzione della tassa sui prelievi di contante, sarebbe interessante prendere in considerazione l’ipotesi di un condono fiscale a pagamento per incassare un’entrata una tantum da utilizzare per abbattere il debito pubblico.  Gli evasori infatti, sapendo che la tassa sul contante li costringerà a emergere molto velocemente (specie se si annuncia l’intenzione di arrivare in poco tempo fino al 10-15% di tassazione sul contante), per evitare che il fisco faccia accertamenti sugli anni precedenti all’introduzione della tassa sul contante, sarebbero costretti ad aderire al condono, restituendo in pratica parte delle tasse evase negli anni passati.  Da un punto di vista morale si può argomentare che chi in passato ha pagato in nero gli evasori (ovvero la quasi totalità degli italiani, inclusi dipendenti e pensionati che hanno sempre pagato l’IRPEF) ha in sostanza evaso l’IVA (che doveva ricadere su di loro) e dunque il condono, in questo specifico caso, non è una misura irragionevole.

Siamo famosi in tutto il mondo per la nostra creatività (non per niente l’espressione “l’uovo di Colombo” esiste in moltissime lingue) e allora perché non dovremmo essere noi italiani a trovare la chiave semplice e innovativa per uscire dalla crisi e rilanciare la crescita?

Open Letter to Ms. Angela Merkel

Dear Ms. Merkel,

I am sure you will agree that a good Chancellor of Germany must listen carefully once in a while to what Mr. and Mrs. Schmidt have to say.  Giving the extraordinary financial crisis Europe is currently undergoing and the key role that Germany must play in tackling such crisis, I expect you will also concur that the Chancellor of Germany must now extend this attention to Mr. and Mrs. Rossi, Garcia, Papadopoulos and da Silva. 

So here is your first letter from a certain Mr. Rossi.

Let me begin by asking you to pretend for a moment that tomorrow morning the Bundestag passes a law introducing a change to the German tax system by which all German citizens, except employees and pensioners, are entitled to declare to the tax authorities an income of their choice with respect to any income received in cash.  What can we envision might happen under such assumption? 

Conceivably some (or most likely many) of these very fortunate categories of German workers would set their nationalistic feelings aside and start requesting as many cash payments as possible in order to maximize the reduction of their gross taxable income.  Soon after the introduction of the new tax regime they would start declaring minimum income levels. German jewelers, for example, would suddenly declare an average annual gross income of say €14,300.  Cash payments would become so widespread that a well known German television programme would find out that most Members of Parliament pay their personal assistants in cash. Cashless payments in Germany would drop from current 205 payments per person per annum to just 65.

Hence, in order to compensate for the reduction in tax revenues Germany would experience under such a dim scenario, you would find yourself compelled to increase personal tax rates (in substance increasing taxes on employees and pensioners) and corporate taxes.  Obviously such measures would have a very negative impact on the spending power of most Germans (at least of all employees and pensioners), not to mention the competitiveness of German companies.  Most likely this would cause the average, long term GDP growth of your country to fall as low as 0.5-1.0% per annum.  At this point, unable to afford further tax increases without risking a recession and possibly riots, you would be forced to finance the deficit by increasing public debt, which in a few years could reach levels of up to 120% of GDP.  Financial markets would not surprisingly start to get nervous, rating agencies would add their weight into this equation, and the cost of debt would continue to increase reaching unsustainable levels.  At this point taking ridiculous new measures such as increasing VAT by 1% and taxing 34,000 people an extra 3% wouldn’t help.

Is it all just bad news, however?  No. The fortunate citizens who were granted the possibility to declare an income of their choice would sharply increase their savings, making the average German family net worth on disposable income ratio jump from 6.3 to 7.8 times.  These lucky people would presumably want to invest their substantial extra cash somewhere, so a further consequence could be that the price of an apartment in Berlin might rise from €2,500 to about €6,000 per m2.  Luxury goods would become more and more popular among such citizens and in a few years four of the ten most expensive retail streets of Europe (in terms of rent) would be found in German cities (at present Germany has none).  There would also be some very good news for your automobile industry: in their home country they would sell cars in the €100,000 range in a number equal to three times the number of people who declare net incomes of €100,000 per annum or more.

I am sure Ms. Merkel that by now this description rings a bell. 

The situation we have just imagined is exactly what has been going on in Italy for decades, and the facts and figures I just gave you are the actual facts and figures of Italy.  No, we haven’t passed a law allowing certain citizens to declare an income of their choice, but in substance that is what has happened.  There are, of course, some honourable working citizens in all categories that have opted to be honest and have declared their income in full.  It is clear to everybody, however, that millions of Italians have declared only a fraction of their income, and that the non-declared income has been paid to them almost exclusively in cash.

You may be wondering why I am writing to you.  Dear Ms. Merkel, with this brief letter I would like to insist that you kindly ask whoever will run our country in the coming years to introduce a mechanism capable to eliminate most of Italy’s €200 billion tax evasion.  The measure I propose is to introduce a tax on cash withdrawals (both over the counter and from cash machines) as well as the prohibition to use cash as a method of payment for salaries and pensions (with minor exemptions to be made for the elderly).  The starting rate for this tax should be relatively low, say 2-3%, and rise to a level of up to 15% within 2 to 3 years.  Italians willing to learn how to make most of their payments using transfers, cheques, debit cards, credit cards and other simple and modern electronic means would only be marginally affected by this new tax, while those Italians who wished to continue paying cash for 75% of their bills and purchases would bear the cost of their laziness, privacy paranoia or desire to cooperate with tax evaders in exchange for a discount.  By the time we reach the 15% rate level, as if by magic, a very significant portion of tax evasion would have vanished.  By taxing cash withdrawals, indirectly we would have introduced the equivalent of a VAT on illegal goods and services such as drugs and prostitution.

At this point, what might Italy do with the enormous amount of taxes resulting from the emergence of such a large part of its underground economy?  No mistake can be made in this respect Ms. Merkel: it must be used to reduce personal tax rates as well as to abate the extremely high cost of labour that is killing Italian businesses.  Pensioners, employees and the honest workers among all other categories would certainly spend the extra available net income to purchase goods and services.  Large, medium and small enterprises would start hiring millions of qualified yet unemployed young people.  Ultimately, the Italian GDP would finally start growing at a decent rate making public debt sustainable.  Yes, unfortunately, luxury car sales would drop, one or two streets amongst Via Montenapoleone, Via della Spiga, Via Condotti and Corso Vittorio Emanuele II might fall below the top ten of the most expensive retail streets in Europe, and average residential prices in Rome and Milan might fall below their current €6,000 per m2 level, causing Italian families’ net worth on disposable income ratio to fall below 7.8 times.  Believe me, most Italians could live with this.

Yours Sincerely,

M. Rossi