Siamo
tutti consapevoli che l’eccessiva pressione fiscale inibisce i consumi e dunque
la crescita, ma siamo più o meno tutti altrettanto consapevoli che, finché non
avremo ridotto gli sprechi della macchina amministrativa e debellato le ruberie
della classe politica (cosa che richiede del tempo), non possiamo permetterci misure
che riducano il gettito fiscale.
Bisogna
allora pensare in modo non convenzionale e ingegnarsi a trovare una misura che
da un lato riduca la pressione fiscale su chi paga le tasse e consuma e dall'altro la aumenti su chi non le paga e/o favorisce l’evasione fiscale di
altri. Come? La mia proposta è di ridurre l’aliquota
ordinaria dell’IVA al 19% per le transazioni regolate con mezzi tracciabili e aumentarla
al 23% per quelle regolate in contanti.
Cosa
succederebbe dall'entrata in vigore di questa norma?
Succederebbe
poco o nulla nel settore dell’artigianato e dei servizi professionali dove il
patto scellerato tra cliente e fornitore, concluso privatamente in casa o
studio, (sconto in cambio di contante in nero) continuerebbe a concludersi, ma causerebbe
uno stravolgimento nel settore del commercio al dettaglio dove l’evasione fiscale
si manifesta attraverso un meccanismo completamente diverso, basato sull'altrettanto scellerato disinteresse del cittadino a richiedere lo scontrino fiscale. In negozio, infatti, tipicamente il prezzo è
lo stesso con o senza scontrino e non vi è quasi mai un accordo esplicito tra
compratore e venditore perché il commerciante, che opera in luogo aperto al pubblico e
con clienti in larga parte sconosciuti, non può rischiare di avventurarsi in
un'illegale proposta esplicita al cliente.
Con
un differenziale di aliquota IVA di 4 punti percentuali il cliente avrebbe un
forte interesse a presentarsi alla cassa con bancomat, carta prepagata o carta
di credito rompendo il meccanismo per il quale il commerciante, vedendosi dare
il contante, omette di battere lo scontrino, forte del fatto che il suo cliente
molto raramente glielo chiederà. In poco
tempo l’aliquota IVA differenziata indurrebbe l’80% dei consumatori
(sicuramente i dipendenti e i pensionati il cui reddito è tassato alla fonte e
versato su conti correnti) a dotarsi di bancomat o carte e costringerebbe i
commercianti a dotarsi di POS (se non lo facessero con tutta probabilità
perderebbero gran parte dei propri clienti costretti a pagare il 4% in più).
Questa
misura farebbe risparmiare a tutti i cittadini disposti a usare mezzi di
pagamento alternativi al contante il 2% su buona parte delle proprie spese (rispetto
alla situazione attuale con l’IVA al 21%) e ciò genererebbe un po’ di ottimismo,
maggiori consumi e di conseguenza crescita. I cittadini che guadagnano redditi in nero ricevuti
in contanti sarebbero invece costretti a spendere il proprio contante pagando
l’IVA al 23%, in sostanza sovvenzionando la riduzione dell’IVA applicata ai
pagamenti non in contanti fatti da coloro che incassano redditi regolarmente dichiarati.
L’impatto
complessivo sul gettito fiscale non è facilmente quantificabile, ma il buon
senso dice che con tutta probabilità l’emersione del sommerso causato da questa
misura e i 2 punti di IVA in più applicati alle transazioni regolate in contanti più che compenserebbero
la riduzione di 2 punti dell'IVA applicata alle transazioni effettuate con mezzi
di pagamento tracciabili. Se così fosse la forchetta potrebbe essere ulteriormente allargata riducendo ulteriormente di 1 o 2 punti percentuali l'aliquota applicata alle transazioni regolate con mezzi di pagamento tracciabili, imprimendo ulteriore spinta ai consumi.
Dovremmo
affrontare qualche aspetto tecnico (adeguamento dei software dei registratori di
cassa e dei gestionali), psicologico (familiarizzazione dei consumatori con l'utilizzo delle carte e con l’esposizione del doppio prezzo, peraltro già sperimentata nel periodo di passaggio
lira/euro), legale (individuazione di una forma giuridicamente solida per differenziare le aliquote IVA), di equità nei confronti dei commercianti (deducibilità
delle commissioni bancarie relative ai pagamenti), negoziale (limiti alle
commissioni sui pagamenti applicati dalle banche), ma credo valga la pena impegnarsi per risolverli perché questa è una delle poche strade che possiamo percorrere per alimentare i
consumi senza toccare il gettito.